ceramica

Luca Leandri ceramista

Quando si nasce in una città d’arte come Deruta, è difficile non entrare in contatto con una materia come la ceramica; ce lo dimostra Luca Leandri, ceramista umbro di origini derutesi che oggi lavora a Marsciano, nella sua casa-studio in Vocabolo Podere Fratta, 157.

Lui stesso ha ribadito quanto l’ambiente in cui si vive e si cresce condizioni le scelte, le vocazioni e le passioni future. La ceramica per Luca Leandri è stata una compagna di viaggio, una presenza costante; così, già dalle scuole medie, ha iniziato a studiare nell’indirizzo di ceramica per poi proseguire ed approfondire gli studi nell’istituto tecnico artistico di Deruta.


Opera: Madre Testa, 2008
Opera: Madre Testa, 2008

Dopo di ciò inizia a frequentare l’ambiente dell’Accademia, partecipando ad eventi dell’associazione “Opera”, il cui presidente era il critico d’arte Bruno Corà. In questo ambiente, inevitabilmente inizia il confronto con gli artisti, che fa emergere un mondo diverso da quello conosciuto all’interno delle scuole, distaccato dagli insegnamenti tradizionali e poco sperimentali. La visione e l’approccio esclusivamente artigianale si amplia e si indirizza verso l’arte contemporanea.


Installazione: "Nozze D'Arte"- dal ciclo Madre Testa
Installazione: “Nozze D’Arte”- dal ciclo Madre Testa

E’ da questo momento che inizia una ricerca concettuale e formale, un’indagine nei confronti della materia. La ceramica, che fino a quel momento era vista come materiale utile, che da vita ad un piatto, una ciotola o qualsiasi altro oggetto d’uso tradizionale, inizia a cambiare forma. Reinterpretare le forme tradizionali diventa un obiettivo: utilizzare gli insegnamenti del passato integrandoli con una sfera puramente creativa e personale. In tutto ciò di tradizionale rimane esclusivamente la tecnica di lavorazione: il tornio, l’uso dello stampo, la modellazione manuale.


Opera: Cavalli Gotici, 2018
Opera: Cavalli Gotici, 2018

La materia e il suo potenziale

Un aspetto fondamentale nelle opere di Luca Leandri è la mancanza di decorazione. Ogni volta che si pensa ad un manufatto in ceramica, lo si immagina ricco di maioliche e colori. Qui tutto questo viene meno, non c’è il bisogno di decorare perché la bellezza dell’opera risiede nella materia e nella sua lavorazione e levigazione. L’artista si sente uno scultore, cerca di tirare fuori il colore dalla materia stessa lavorando sulla sua superficie esterna. Il pensiero e il concetto che si celano dietro ad un’opera, stanno nella forma, nella modellazione dunque il colore diventa superfluo così come la decorazione.


Opera: Introspezione
Opera: Introspezione

Molto spesso si lavora con le combustioni che portano alla bruciatura dell’argilla, viene utilizzata anche l’antica tecnica etrusca del bucchero. L’artista stesso ha sottolineato come le tecniche siano delle competenze acquisite, sempre pronte ad essere sfruttate nel migliore dei modi: l’opera d’arte parte da un pensiero, dal concetto, per poi essere realizzata con la modalità più idonea.


La radice

Luca Leandri ceramista, Opera: Radici, 2021
Opera: Radici, 2019

La radice rappresenta simbolicamente la ceramica.

Per Luca Leandri, la ceramica mette insieme funzionalità e spiritualità; allo stesso tempo la radice è altrettanto simbolica in quanto rappresenta la spiritualità dell’albero ma anche la sua essenza vitale: non la vedi, è l’anima interna del vegetale, ma senza di lei non ci sarebbe la vita perché non ci sarebbe nutrimento. Dunque sia la ceramica che la radice creano un giusto equilibrio tra funzionalità e spiritualità. Queste sono realizzate con la tecnica del bucchero. La scelta, ancora una volta, è simbolica. L’artista nasce nella terra umbra, una terra in cui la tradizione etrusca è fondamentale, così per inserire la sua radice nell’opera, sfrutta una tecnica locale molto antica.


Opera: Radici, 2021
Opera: Radici, 2019

Estroflessioni

Un altro lavoro molto intrigante riguarda la serie delle “estroflessioni“. Si tratta fondamentalmente di quadri composti da moduli, all’interno dei quali vi sono dei corpi, delle forme che vengono spinte fuori dal piano. E’ come se quel corpo volesse scappare e liberarsi di uno stato limitante che lo tiene stretto all’interno del suo modulo. Si percepisce un senso di evasione, di fuga, di spinta verso l’esterno. E’ l’espressione di sofferenza, di inadeguatezza, di limite fisico ma forse anche psicologico. Vediamo perciò la materia che fuoriesce dallo spazio, prendendo la sua plasticità tridimensionale: anche il quadro si fa scultura.


Luca Leandri, Opera: Corpi, 2021
Opera: Corpi, 2021- estroflessioni
Opera: Corpi, 2021
Opera: Corpi, 2021- estroflessioni

LUCA LEANDRI

Fonti:

https://www.corsiceramica.it/lucaleandri/

Copyright: intervista effettuata il 28/06/2021